Corsa della Bora: il mio primo vero trail

Corsa della Bora: il mio primo vero trail

di Patrizia Gatti
Quando nel gruppo hanno lanciato l’idea di questa gara, tre sono state le ragioni per decidere di partecipare al Trail della Bora
Primo: mi è sempre piaciuto la passeggiata in montagna, le salite, il passo da tenere. Secondo: mi piace Trieste e il suo paesaggio, ho corso la Bavisela anni fa e il contrasto monti/mare è sempre affascinante. Terzo: dopo aver fatto i 12km in Valtellina, ci stava allungare il percorso. Soprattutto se fatto in compagnia di un quartetto affiatato, come mi sono ritrovata. Ovvero con Valentina – “Anima” Urban Runners – Valeria, Paola e Cristina. Quest’ultima sempre in testa al gruppo. 
I commenti prima della partenza erano: “Non vi preoccupate, sarà una passeggiata”, “Qualche salita e discesa, ma poca roba…”. E tu pensavi “21km, 400+D…in Valtellina non siamo morte… proviamo”. Ovviamente si arriva attrezzate: scarpe da trail, zaino, torcia o luce, borraccia etc… E la prima cosa divertente, che un osservatore a distanza direbbe “Ma di cosa parlano?”, avviene la sera prima. Cioè quando, in stanza, ci si scambia consigli su come vestirsi. Ognuna ha la sua teoria: 1) canotta termica, maniche corte e giacchina a vento. 2) maglietta termica, maglia maniche lunghe, gilet magari imbottito. 3) canotta tecnica, maglia maniche lunghe, giacca a vento all’occorrenza. Per non parlare dei pantaloni: Lunghi o corti con sotto i termici X-Bionic, sotto il ginocchio e calzettoni a compressione. E via di seguito. Un modo per condividere attesa e aspettative. 
La mattina colazione veloce e pronte: via a prendere la navetta insieme agli altri, con il consueto corredo di battute, foto, risate. La partenza è a Opicina, località sopra la città, distante 6 km ca. Si arriva belli carichi e tra qualche saltello di riscaldamento e molte foto, dopo aver lasciato la borsa, inizia il countdown. Al via tutti si lanciano a sinistra sulla prima salita, momento difficile per trovare dove mettere i piedi vista la ressa dei 500 partecipanti ca.: basta lasciarsi superare. Ma noi abbiamo già deciso la strategia: farla insieme, quindi conciliare i tempi diversi tra noi, camminare veloce in salita e lanciarsi nelle discese o sui tratti piani per recuperare. Ma soprattutto: godersi il panorama, e fare foto… E sarà così per tutte le più di 5h in cui abbiamo percorso i 21 km abbondanti (qualcuno ha detto 22) fino ad arrivare a Sistiana, paese che vive a metà tra costa e collina. 
Il cielo grigio e una certa foschia ci accompagnerà fino alla fine, con qualche sprazzo di sole e taglio di luce attraverso le nuvole che illumina la superficie grigio acciaio del mare. Ma ciò che ci solleva, è l’assenza di lei, la Bora, mitico vento locale, che così ci grazia con una temperatura costante e gradevole. Dal temuto freddo avremo qualche volta caldo… Il percorso varia spesso, è un’altalena non solo di livelli, ma anche di paesaggi: dalle stradine nei borghi silenziosissimi e quasi addormentati, alle discese sulle sterrate di campagna. Si sale e scende abbastanza di frequente e dopo qualche km si comincia a lasciare il passo agli “eroici trailer” che stanno facendo i percorsi più lunghi, 57km e l’Ipertrail di 164km, questi ultimi partiti dalle 24 alle 36h prima.  “Bravo! Dai!” a quelli che passano. E c’è addirittura chi risponde “Brave anche voi”!
Se salire tra massi, radici e terra battuta su sentieri tra boschi e radure è abbastanza facile – perché a parte alcuni tratti non ci sono salite molto impervie -; non lo è altrettanto scendere. Il sentiero stretto irregolare, e costellato, soprattutto nella seconda parte quella più lungo il mare, di rocce piccole e aguzze, frantumate rendono la corsa più instabile, e per noi neofite lo sguardo è fisso al terreno. Ma questo non ci distoglie dall’obiettivo foto: al mare, al Castello di Miramare piccolissimo, alla costa scoscesa, ai dolmen (piccoli torri di pietre) di questa roccia carsica così aspra. Ai boschi più alti dove la foschia bassa rende il paesaggio magico, immerse in un silenzio tra cielo, monti e mare alla nostra sinistra. Per non parlare degli altri runner incontrati ai ristori, con cui fare brevi tratti: gli agognati ristori, su cui ti avventi tra pane salumi, formaggi, marmellata e via dicendo (hanno detto che c’era anche il salmone ma “Chi l’ha Visto?” cara Sciarelli) e tanto the caldo, sali e acqua (birra non segnalata…). 
Il tempo passa senza che l’entusiasmo venga meno, soprattutto perché l’arrivo è previsto quasi sul mare. Ma prima di arrivare lì e dopo essere scese nei punti più ripidi, con le scarpe appesantite dal fango e aver superato il terzo ristoro (leggero), dopo un incontro con qualcuno del gruppo e gli ultimi selfie, arriva la prima sorpresa: l’ultimo tratto di discesa è spesso fangoso, ci sono addirittura corde tese tra gli alberi a cui tenersi, e scivolosissimi gradoni fangosi dove gli attenti addetti del gruppo speleologico ti invitano a lanciarti…. un percorso avventura! Ma alla fine eccolo lì: il Mare! Sbucando da alberi e cespugli, aiutate da un giovane speleologo (e che …!) nell’ultimo tratto. Calmo, grigio lucente e con un colore trasparente tendente al verde chiaro grazie alle pietre tonde bianche della spiaggia. Respiri a pieni polmoni, tocchi l’acqua fresca, ancora un selfie, e sei convinta sia finita. Ma ti aspetta la seconda sorpresa, gli scogli grigi alti, lisci, che devi superare negli ultimi 150m ca, con le gambe e le ginocchia che tremano un po’… Ormai ti senti alla meta e passi attraverso una baia con villette arroccate e lussuose piscine bordo-sfioro che guardano il mare. Giri intorno all’ultimo costone e vai verso il traguardo, attraversando le casette basse di Sistiana fino alla curva finale, verso il campo sportivo. Tutte pronte, si corrono gli ultimi metri, tra i saluti dei compagni già arrivati e con la luce che ormai tende all’imbrunire. Tutte insieme, mani alzate e sorrisi! Anche nelle facce di chi ci ha aspettato fino ad ora. 
Sì il mio primo vero trail è stato come me lo aspettavo: duro ma bellissimo. Per il panorama, per averlo finito. Ma soprattutto per le persone con cui ho corso e camminato. Che mi hanno aspettato, con i loro sorrisi.   
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